I paesaggi della Biennale di Venezia 2018

Lo spazio libero della natura. Biennale di Venezia 2018

Si è conclusa da qualche giorno la Biennale di Architettura 2018 dal titolo FREESPACE a cura di Yvonne Farrell e Shelley McNamara e con la presidenza di Paolo Baratta.

La Biennale è una finestra aperta sul mondo, non solo quello dell’arte. Il tema ha permesso ai 71 partecipanti una grande libertà di interpretazione. “Free space”, lo spazio libero, è percepito nella riappropriazione degli spazi e del loro tornare ad essere abitati autenticamente dal dialogo tra le persone e tra i popoli. FREESPACE è anche il luogo dell’immaginazione, delle possibilità, della libertà.

Lo spazio conquistato capillarmente dai servizi sotterranei della città, in particolare della metropolitana, è il fulcro della riflessione del padiglione russo (commissario/Curatore: Semyon Mikhailovsky, Espositori: Studio 44, Metrogiprotrans, Liteinaya Chast-91, Citizenstudio, Studio 911, Arden Vald, Anatoly Akue, Daniil Zinchenko). Al centro dell’ambiente principale le radici di un albero viste dal basso si diramano  con un forte richiamo al sistema ferroviario che si ramifica nel sottosuolo.

 

 

La natura è lo spazio libero per eccellenza dove l’uomo riesce a trovare la sua integrità e dove il bambino può sperimentare con il gioco e l’immaginazione. Gli alberi sono inclusi nel progetto per l’asilo Fuji Kindergarten a Tachikawa, Tokyo realizzato su progetto dello studio Tezuka; vengono inglobati dall’edificio nelle aule spuntando sul terrazzo e offrendo ai bambini la possibilità di giocarci.

 

Studio Tezuka, Fuji Kindergartn, 2007, Arsenale, Biennale di Venezia, 2018
Studio Tezuka, Fuji Kindergartn, 2007, Arsenale, Biennale di Venezia, 2018
Studio Tezuka, Fuji Kindergartn, 2007, Arsenale, Biennale di Venezia, 2018

Linda Tegg interviene nel padiglione Australia esponendo il prezioso e raro patrimonio arboreo australiano. La natura nel suo paese originario è in via di estinzione a causa dell’impiego massiccio del territorio per uso agricolo. Le piante autoctone sono relegate, come in molti continenti industrializzati, in spazi residuali, marginali o abbandonati.

Grasslands repair presenta però un paradosso nella volontà di proteggere le specie australiane portandole in una mostra dall’altra parte del mondo. Per la loro sopravvivenza le piante sono sottoposte alla cura di giardinieri incaricati di accudire piante originariamente selvatiche[1]. La sopravvivenza delle piante è, nel clima lagunare, alquanto compromessa. L’intento dei curatori è quello di aprirsi ad una visione di progettualità innovativa focalizzata sul presente e non nostalgicamente rivolta alla condizione preesistente. Il vero Free space però si trova là, lontano, in quel che di selvaggio e incontaminato resta nel continente australiano.

Linda Tegg, Grasslands repair, 2018, Biennale di Venezia, Padiglione Australia, Giardini

 

Linda Tegg, Grasslands repair, 2018, Biennale di Venezia, Padiglione Australia, Giardini
Linda Tegg, Grasslands repair, 2018, Biennale di Venezia, Padiglione Australia, Giardini

 

Altri progetti:

Stati Uniti (Giardini)

Studio Gang, Stone Stories Studio Gang, Padiglione Stati Uniti, Giardini, Biennale i Venezia, 2018
Studio Gang, Stone Stories Studio Gang, Padiglione Stati Uniti, Giardini, Biennale i Venezia, 2018

Gran Bretagna (Arsenale)

Gumuchdjan Architects (Gran Bretagna), Tread Lightly. A linear festival along the transcaucasian trail, Arsenale, Biennale Venezia, 2018
Gumuchdjan Architects (Gran Bretagna), Tread Lightly. A linear festival along the transcaucasian trail, Arsenale, Biennale Venezia, 2018
Gumuchdjan Architects (Gran Bretagna), Tread Lightly. A linear festival along the transcaucasian trail, Arsenale, Biennale Venezia, 2018

 

[1] Cfr. Alessandro Benetti, Grasslands Repair porta un intero ecosistema nel padiglione Australia, Domuns web, 2 giugno 2018, https://www.domusweb.it/it/speciali/biennale/2018/grasslands-repair-porta-un-intero-ecosistema-nel-padiglione-australia.html (consultato il 3 settembre 2018)