Manuale d’artista. Come curare le piante in vaso
di Giulia Santambrogio
Coltivare le piante in vaso è una comoda alternativa per chi non ha un giardino tutto per sé. L’arte contemporanea prende spunto da questa pratica, in quanto dal quotidiano trae molte delle sue forze, utilizzandola e reinterpretandola nei modi più disparati.
Nelle opere contemporanee spesso il vaso è strettamente legato alle necessità di sopravvivenza della pianta, altre volte compare come elemento compositivo. la pianta nel vaso nelle opere assume un significato che va oltre il suo ruolo di arredamento e abbellimento degli spazi. L’interpretazione che si fa dell’oggetto entrato nel campo della riflessione artistica può essere romantica o concettuale, fino ad alludere a temi profondi ed esistenziali.
Di seguito verranno presentati alcuni artisti di diverse nazionalità che hanno utilizzato e rivisitato il tema della “pianta in vaso”.
È del 2007 l’opera di
Andrew Dadson
(artista canadese) intitolata Love should come first. L’opera si compone di venti rose bianche disposte in un vaso trasparente pieno d’acqua. All’acqua viene aggiunto dell’inchiostro nero. Durante il tempo di esposizione dell’opera il colore delle rose muta, sporcandosi di nero.
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Nel maggio 2014 presso la galleria Rumma di Milano è stata esposta Signaling of three objects, opera dell’artista argentino,
David Lamelas
Il titolo si riferisce a tre elementi che il visitatore deve identificare a proprio piacimento nell’opera, essendo l’opera costituita essenzialmente da due: il vaso con l’acero e le piastrelle disposte intorno creando una circonferenza.
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L’artista sud coreano
Seon-Ghi Bahk
lavora creando volumi sospesi composti da pietre aguzze di un nero lucido. Il contrasto tra la materia e il suo utilizzo fa si che l’effetto sia quello della smaterializzazione delle forme. Nell’opera Aggregate 10-05 del 2010 il volume di un vaso composto con questa resa eterea e senza contorno è posto ad accogliere uno spoglio alberello.
Il cromatismo scuro della scultura risalta sul bianco del luogo d’esposizione, mentre il riflesso proiettato sul pavimento dà l’impressione che l’opera fluttui su uno specchio d’acqua.
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Rashid Johnson
è uno dei principali esponenti dell’arte concettuale post nera. Espone nel 2014 alla David Kordansky Gallery di Los Angeles. Una delle opere che espone è una installazione la cui struttura portante è una piramide metallica a gradoni che arriva fino al soffitto. Su questo scheletro poggiano mensole che sorreggono dei vasi con piante tropicali e altri oggetti che si confondono tra le grandi foglie. Questa opera porta con sé diversi significati. Può essere vista come una gabbia, riempita con horror vacui, oppure come un’isola, come richiama il titolo della mostra ‘Islands’. L’installazione, nella volontà dell’artista, è uno spazio assimilabile alla mente, dove gli oggetti che la riempiono fanno parte della memoria. Le piante sono domestiche, gli oggetti familiari (tappeti, libri…) e sono comprese copie del best seller Fatherhood di Bill Cosby, che tratta il tema dell’essere padre.
Fonti:
http://www.artribune.com/report/2014/04/tre-piani-di-ironia-concettuale-david-lamelas-da-lia-rumma/
http://davidkordanskygallery.com/artist/andrew-dadson/#works
https://www.artsy.net/artwork/seon-ghi-bahk-an-aggregate-10-05
https://www.juxtapoz.com/news/rashid-johnson-islands-david-kordanksy-la/
http://www.gamec.it/en/exhib/rashid-johnson-reasons?language=en